Allenarsi per stare bene: muoversi senza giudizio o obiettivi estetici

Lug 17, 2025 | Salute e Benessere Naturale, Vita Outdoor e Attività

Il mio rapporto con l’attività fisica è stato travagliato.


Il primo approccio è stato il nuoto obbligatorio per rinforzare la schiena: io detestavo l’acqua con il cloro negli occhi, ma negli anni ’80 la regola era niente occhialini e, per abituarti, ti buttavano regolarmente sott’acqua.
Il risultato? Ho imparato a stare a galla giusto per godermi il mare, ma ho abbandonato il nuoto appena sono riuscita a convincere mia madre. Ancora oggi detesto andare sott’acqua a occhi aperti.

Alle elementari ho voluto provare ginnastica ritmica, ma non amai l’ambiente: poca affinità con le compagne (ovviamente tutte bambine) e zero con l’insegnante, che mi disse senza tanti giri di parole che non ero “portata”.
Per fortuna andavo al parco tutti i giorni e spesso in montagna nel fine settimana, ma lo sport strutturato non riuscì mai a piacermi.

Con le medie, da innamorata degli animali, cominciai equitazione (lo so, la consapevolezza antispecista è arrivata dopo) e, per la prima volta, ebbi costanza e non ero neppure tremenda.
Naturalmente, se ne parlavo, la gente diceva: “Beh, ma che ci vuole? Fa tutto il cavallo”, e così non riuscivo a considerarlo un vero sport.
Mi approcciai alle prime gare, ma stavolta fu la famiglia a farmi sentire totalmente inadeguata, e archiviai le competizioni come qualcosa che non faceva per me.

Gli anni del liceo mi allontanarono anche dall’equitazione.
Ormai avevo l’immagine di me come “persona negata per gli sport”: le ore di ginnastica le saltavo regolarmente, si faceva solo pallavolo, e detestavo gli sport di squadra con il pallone.
Il fatto di essere giudicata non solo dall’allenatore ma anche dalle compagne, e che dalla mia competenza potesse dipendere il risultato di tutte, mi bloccava.
Andavo sui pattini in linea, con un’amica, per i parchi di Torino, almeno questo.

Poi vennero l’università lavorando, una gioventù per nulla sana (ah, accidenti!) e poi arrivò Nicolò.
Lo studio della Nutrizione, la consapevolezza – o forse finalmente l’interiorizzazione – dell’importanza dello stile di vita.
Ho sempre camminato, ma lo sport vero e proprio, no.

A 36 anni, finalmente incontro l’Ashtanga yoga.
Lo yoga non è uno sport (ed è proprio per questo che lo amo).
Ma fatta questa doverosa premessa, la pratica Ashtanga Vinyasa è molto intensa e ho scoperto il piacere di sentire il corpo, ascoltarne ogni muscolo, muoverne ogni articolazione, stare nel respiro e nella fatica.
Uno degli insegnamenti migliori della mia vita.
Anche se ultimamente non pratico come vorrei per via di un problema a un polso, la pratica yoga è sempre con me, grazie alle infinite forme che può assumere.

Da qualche anno – ma solo da uno con un programma vero e proprio – mi sono avvicinata alla corsa.
Io, che sono una lumaca e a 18 anni non potevo fare 200 metri di seguito (e con il fiatone).
Io, che in passato mi sarei sentita una scema a correre per strada, in imbarazzo. Perché?
Perché sono lenta, sgraziata? Perché non ho un fisico atletico?

Come se bisognasse essere fisicamente e naturalmente portatə per uno sport per non essere ridicolə nel praticarlo.

Qui arriva il bello dei social!
Non sono il male: sono uno strumento, con pregi e difetti come tutti gli strumenti.
Devo ringraziare la mia formazione – che andava crescendo anche in un’ottica di inclusione e rifiuto dello stigma – e il fatto che sui social ho cominciato a vedere profili di persone di ogni tipo condividere le loro passioni.
Ho potuto vedere normalizzata l’attività fisica di ogni genere e persone di ogni genere.

Potersi creare una bolla social stimolante in questo senso è una fortuna che all’epoca della sola TV passiva non avevamo.
Quando ho chiesto in una storia se altre persone, come me, avevano in passato evitato di fare un’attività solo perché non si ritenevano all’altezza, oltre l’80% delle risposte è stato affermativo.
Non sono l’unica, allora!

Eppure muoversi è importantissimo. È nella nostra natura (ma hey, sappiate che è nella nostra natura anche la pigrizia e il risparmio energetico!) e può essere piacevole, rilassante, divertente!
Ecco perché condivido anche io sui social le mie corse – anche se resto un felice bradipo – le mie pratiche yoga o le camminate in montagna (quando riesco a farle).

Come si dice, “you can’t outrun a bad diet”, ma è altrettanto vero che una sana alimentazione senza attività fisica perde un pezzo essenziale.

Muoversi per il piacere di farlo
C’è ancora questa idea, dura a morire, che l’attività fisica serva solo a “bruciare calorie” o a modificare il corpo.
Ma cosa succederebbe se cominciassimo a pensare al movimento come a un modo per prenderci cura di noi, sentirci bene nella nostra pelle, respirare meglio, dormire meglio, stare meglio?

Non è necessario correre una maratona, iscriversi a una palestra o diventare bodybuilder.
Possiamo ballare in salotto, camminare in mezzo ai boschi, fare yoga senza specchi, giocare a padel con un’amica, o semplicemente fare stretching con la musica accesa.
Non è il tipo di attività a fare la differenza, ma il fatto che ci faccia stare bene.
Il movimento diventa potente quando smette di essere una punizione o un dovere e si trasforma in piacere, esplorazione, ascolto.

Anche il contesto è importante.
Allenarsi in un ambiente in cui ci si sente osservatə o giudicatə può essere demotivante, se non dannoso.
Per fortuna oggi esistono spazi – fisici o virtuali – molto più inclusivi. E se non li troviamo subito, possiamo costruirli o crearceli, anche da solə.

I benefici del movimento non si misurano in chili
Quando parlo con le persone dell’importanza dell’attività fisica, spesso emerge subito il tema del peso.
È normale: per anni ci è stato ripetuto che bisogna muoversi per dimagrire.
Eppure la scienza è chiarissima: i benefici del movimento si manifestano a prescindere dalla perdita di peso.

Del concetto di “peso forma” avevo già scritto, articolo vecchio (2013!) e quindi da rivedere, ma lo trovate qui.

Muoversi migliora la salute del cuore, riduce la pressione arteriosa, rafforza il sistema immunitario e riduce il rischio di infarto o ictus anche se il peso resta invariato.
Le persone che hanno un BMI elevato ma si muovono regolarmente possono avere parametri metabolici migliori rispetto a persone “normopeso” ma sedentarie.

Con l’età, poi, mantenere forza e massa muscolare diventa fondamentale: ci permette di restare autonomə, affrontare meglio le malattie, ridurre il rischio di cadute.
E vogliamo parlare della salute mentale?
Anche senza avere chissà quali prestazioni, l’attività fisica è uno strumento potente contro ansia, stress e sintomi depressivi.
Muoversi regolarmente cambia l’umore, la qualità del sonno, la percezione di sé. Non sostituisce la terapia, sia chiaro.

Non è una gara tra sport e alimentazione
C’è anche l’idea che si possa “compensare” un pasto con un allenamento, o che chi mangia bene possa permettersi di non fare attività fisica.
In realtà, movimento e alimentazione non si sostituiscono, si completano.
Una buona alimentazione ci dà energia e nutrienti per allenarci meglio, e il movimento aiuta il metabolismo, migliora l’assorbimento dei nutrienti e il benessere generale.

Le linee guida internazionali sono chiare su questo: è l’approccio integrato – movimento e alimentazione insieme – a fare la differenza per la prevenzione delle malattie, la qualità della vita, la longevità.

In conclusione
Non dobbiamo essere bravə.
Né competere, né dimostrare niente a nessuno.
Muoversi dovrebbe essere uno spazio di libertà, non di giudizio.
Siamo cresciutə in una cultura che ha premiato la performance e lo sforzo, ma il nostro corpo ha bisogno di muoversi per stare bene, non per raggiungere uno standard.

Trova il tuo modo: che sia camminare, correre, nuotare, danzare o fare giardinaggio, ogni gesto conta.
E se ti sei sentitə inadeguatə in certi ambienti sportivi, sappi che non sei tu il problema: probabilmente, era solo l’ambiente sbagliato.

Ti è mai capitato di evitare uno sport o un’attività per paura di non essere abbastanza?
Se ti va, raccontamelo. Perché normalizzare anche questo – il sentirsi fuori posto – è un piccolo atto di rivoluzione culturale.

Bibliografia
Swift DL, Johannsen NM, Lavie CJ, Earnest CP, Church TS. The Role of Exercise and Physical Activity in Weight Loss and Maintenance. Circulation. 2014;129(10):101–106. doi:10.1161/CIRCULATIONAHA.113.005361

Barry VW, Baruth M, Beets MW, Durstine JL, Liu J, Blair SN. Fitness vs. Fatness on All-Cause Mortality: A Meta-Analysis. European Heart Journal. 2014;35(7):475–482. doi:10.1093/eurheartj/eht436


Beaudart C, Zaaria M, Pasleau F, Reginster JY, Bruyère O. Health Outcomes of Sarcopenia: A Systematic Review and Meta-Analysis. PLoS ONE. 2017;12(1):e0169548. doi:10.1371/journal.pone.0169548

Singh B, Olds T, Curtis R, et al. Effectiveness of physical activity interventions for improving depression, anxiety and distress: an overview of systematic reviews. British Journal of Sports Medicine. 2023;57(18):1203–1209. doi:10.1136/bjsports-2022-106195

Huang Z, Zhuang X, Huang R, et al. Physical Activity and Weight Loss Among Adults With Type 2 Diabetes and Overweight or Obesity: A Post Hoc Analysis of the Look AHEAD Trial. JAMA Network Open. 2024;7(2):e240219. doi:10.1001/jamanetworkopen.2024.0219

0 commenti

Tag